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STORIE IN BIANCONERO - IL PERSONAGGIO - PAOLO ROSSI


Quando “Pablito” mandava in visibilio una nazione intera al Mundial 1982, un altro Paolo Rossi debuttava negli aspri campi del Tigullio e si apprestava a diventare un punto fermo della difesa bianconera per un decennio.

Figlio orgoglioso della sua Valgraveglia (Casesoprane lo vide nascere il 28 marzo 1962), “Poppy” passò, dopo la trafila nelle giovanili nell’Entella, alla Cavese e al Sestri Levante, prima di approdare (1984) in Promozione nella Lavagnese di Giorgio Fossa, “uno dei mister” racconta “che ricordo con piacere con Piazza, Casaretto, Mariani e Baretto”.

L’anno dell’esordio in maglia bianconera (a sinistra Claudio “Nitto” Bacigalupo)

La passione vivida per il calcio, più che per gli studi, trascinò il ragazzo nell’arena dei “grandi”, dai quali ottenne subito rispetto e con l’esperto libero Porcù formò in quella stagione una solida coppia centrale.

“Non ero un watusso” afferma, “ma avendo un fisico scattante e robusto, compensavo questo gap con aspetti a me più confacenti quali velocità e visione del gioco. Questo mi permetteva di anticipare il mio avversario sia con palla bassa che alta. In quel periodo dove i campi di giuoco erano quasi tutti in terra battuta e le marcature erano ad uomo, avevo sviluppato il mio spirito combattivo con tanta «garra»: rispettavo l’avversario ma senza aver timore per nessuno. Questo aspetto di lottatore indomito è diventata ben presto la mia caratteristica distintiva.”

Rossi trovò in bianconero la propria dimensione e si completò come giocatore. Ciliegina sulla torta, imparò col tempo ad essere letale sui calci di punizione: “inizialmente non pensavo di avere le caratteristiche da goleador, ma fermandomi dopo l’allenamento per calciare, sia in corsa che da fermo, mi sono accorto che potevo centrare anche la porta. Piano piano ho cercato di migliorare sia la forza che l’angolazione del tiro, riuscendo a segnare qualche goal”.

“Poppy” tra Stefano Porcù e Giuseppe Celeri nella stagione 1989-90

Vissuti in prima linea i derbies con la Fossese e la fusione societaria nell’A.C. Lavagna con l’Interregionale sfiorata, si ritrovò “senatore” a capo di una pattuglia di ragazzi. Altri ricordi: “campi in terra, palloni cuciti e scarpe a 6 tacchetti. Rapporti umani fantastici con “uomini” che amavano il calcio e trasmettevano la loro passione anche fuori dal campo. Dirigenti, magazzinieri e allenatori erano una famiglia allargata dove il calcio non era condizionato da tanti fattori esterni e regalava a tutti gli attori emozioni infinite.”

Paolo Rossi nell’ottimo Lavagna di Eccellenza 1991-92. Prima fila: Ninivaggi, Torrini W. (all.), Lambruschi (pres.), Rossi P., Mazzei, Oliveri. Seconda fila: Esposto (dir.), Vassallo, Olbario, Frugone, Dondero, Celeri, Compagnoni M., Perrone, Mosto Gian. Terza fila, da sinistra: Cirillo (mass.), Verbini, Pezzi, Zuffada (dir.), Vaira, Scotto An., Calcagno A., Rocchio.

Nel 1992 accettò la corte del presidente Ceda e portò il Torriglia in Promozione, poi tornò a Lavagna, richiamato dal tecnico Risaliti e dal cognato Davide Rei. Nel 1995, dopo 221 presenze e 9 reti, lasciò il bianconero, trionfò ancora nel campionato di Promozione con il Sestri Levante di Mariani e chiuse l’attività nella Lames quando la testa volava già verso altri orizzonti. “Terminato con il calcio giocato, mi sono dedicato completamente alla famiglia e all’attività lavorativa. Non dimenticherò mai i sogni, le emozioni e le amicizie che questo sport mi ha regalato. Un abbraccio fraterno da Paolo “Poppy” Rossi, un dilettante appassionato.”


Articolo, interviste e foto a cura di Gianluigi Raffo

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