STORIE IN BIANCONERO - IL PERSONAGGIO: EMILIO “MILIETTO” PODESTÀ
- Ufficio Stampa Lavagnese

- 00false25 GMT+0000 (Coordinated Universal Time)
- Tempo di lettura: 3 min

Mentre la città cercava di ripulire piazze ed angoli, ancora intrisi di macerie e residui militari, rinasceva la voglia dei ragazzi di divertirsi rincorrendo un pallone dopo gli orrori della guerra. L’U.S. Lavagnese appena rifondata si era ripresa il proprio campo (1946), giusto in tempo per affrontare la Serie C, alimentando l’entusiasmo di quella moltitudine di giovani. Ma chi sarebbe riuscito a vestire la casacca bianconera? Di certo pochi eletti. La nascita della Società Circolo Fossese nel 1951 si pose come valida alternativa, come “legame di giuntura in modo da non fare abbandonare lo sport calcistico agli elementi che superata l’età per il Campionato Ragazzi non trovavano una sistemazione per la loro inesperienza nelle divisioni superiori”, scriveva “L’Unità”. Una delle famiglie “sportive” più numerose in quegli anni fu senz’altro quella dei Podestà: Franco, caratteriale elemento della Fossese, fece da apripista per i fratelli minori Emilio (classe 1935) e Piero (1938), allievi invece nel vivaio dell’Unione.

Emilio, per molti “Milietto”, ha probabilmente lasciato a noi memorie più vivide di sé, sia per la lunga militanza in Prima Squadra (dal 1952 al 1963), sia per il rapporto quasi viscerale con la città e con i colori bianconeri, che ha sempre orgogliosamente sostenuto. Cresciuto come terzino di piede mancino, venne impostato ala da Aldo Zucchero, all’epoca giocatore-allenatore, che ne riconobbe la buona tecnica ed il dribbling. Avanzandolo di qualche metro, ne avrebbe meglio sfruttato l’estro, il passaggio preciso e il tiro, riducendogli ripiegamenti e lotte troppo sfiancanti in marcatura per il suo fisico, più di una volta soggetto ad infortuni.

Dopo due campionati passati a fare gavetta, “Milietto” si rivelò al pubblico nel campionato di Promozione 1954-55, realizzando otto reti nelle prime dieci giornate. Una sorpresa e una speranza per la dirigenza di avere trovato un talento: la Lavagnese passò il Natale in testa alla classifica e anche se ripiegò al quarto posto, l’attaccante risultò il bomber della squadra insieme al compagno di reparto Alivernini. Splendida anche la stagione 1956-57 disputata con diversi compiti tattici, soprattutto a servizio dei formidabili fratelli Angeli, autori di 35 reti. Proprio il Sestri Levante, che vinse quel campionato, convinse Emilio a trasferirsi l’anno seguente in Interregionale, ma con scarsi risultati anche a causa di un incidente subito alla spalla. Tornato in bianconero, accompagnò all’esordio il fratello Piero (mediano, 1959-60) e fu capitano e colonna della squadra che conquistò dopo due tentativi la Serie D.

Abile nei calci piazzati, realizzò un rigore fondamentale al Pontedecimo (4 giugno 1961) davanti ai duemila spettatori di Lavagna (così riportano le cronache…) per ottenere il sorpasso sui rivali e l’accesso allo spareggio promozione con l’Albenga.

Ritiratosi poco dopo, continuò l’attività di falegname intrapresa anzitempo e a seguire appassionatamente le vicende dell’Unione e del Genoa, facendosi apprezzare sempre per la propria affabilità e la voglia di stare in compagnia. Si trasferì in Piazza Marini, scegliendo un appartamento con vista diretta sul “Riboli”, probabilmente adottato come… chiesa pagana per ricordare i felici momenti del passato e restare coinvolto negli eventi bianconeri anche in tempi personalmente più complicati. E ci piace pensare che il giorno in cui ci ha lasciato, nel febbraio dello scorso anno, abbia prima salutato dalla propria stanza lo stadio e sperato di risvegliarsi in un paradiso erboso insieme ai suoi vecchi compagni.
Articolo, interviste e foto a cura di Gianluigi Raffo (si ringraziano per la gentile collaborazione Sergio Guazzi ed il Genoa Club Ugo Vignale



Commenti