STORIE IN BIANCONERO - IL PERSONAGGIO: IVO PATTARO
- Ufficio Stampa Lavagnese
- 5 giorni fa
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I vecchi cuori bianconeri ricordano Ivo Pattaro come uno dei giganti della storia della Lavagnese, a dimostrazione di come due decenni dedicati alla causa bianconera non possono essere cancellati dall’oblio del tempo e dalle imprese di nuovi protagonisti. Personaggi di un calcio che ha chiuso i battenti, intriso di battaglie nel fango di campi sperduti e dall’odore acre di olio canforato, di valori come il rispetto per l’autorità e l’onore cittadino da difendere contro le offese e le valentìe degli avversari.
Veneto di Carceri (PD), Pattaro nasce il 28 marzo 1937. Non sono anni facili: la guerra rende presto la vita più cruda ed una volta terminata, il padre porta la famiglia a Lavagna, dove trova lavoro nel settore edile. Ivo inizia presto a sgambettare dietro ad un pallone nel Villaggio San Salvatore, ma a quindici anni passa nelle giovanili della Lavagnese, facendosi subito notare per lo spirito ostinato ed indefesso con cui marca gli avversari.

Corre l’anno 1956 e tocca all’allenatore Umberto Lena lanciarlo in Prima Squadra, allora impegnata in Promozione. Come per altri giovani, c’è attesa nei suoi confronti, ma di fronte alle vecchie volpi del centrocampo, il ragazzo risulta acerbo e confusionario. I cronisti non lesinano critiche, poi l’anno successivo avviene la svolta. In mediana con Barale e “Caraffa” Raffo, Pattaro pare trasformato: forte nel tackle, è un moto perpetuo in mezzo al campo che non concede tregua alla mezzala, rimontata spesso anche dopo un dribbling subito, e che si propone anche in fase offensiva. Fisico compatto, ha tutto per diventare un’incontrista in chiave moderna e di lui si accorge l’Arsenalspezia, che lo acquista per Lit. 300.000 per affrontare il difficile girone toscano-ligure di Quarta Serie. Qualche mese dopo arrivano anche il provino all’”Appiani” con il Padova di Rocco (all’epoca in Serie A) e le proposte del Mazara e soprattutto del Pordenone, che punta ad un campionato di vertice in Serie C. Il diniego dei genitori, che gli “consigliano” di cercarsi un lavoro stabile, dirottano invece la carriera di Ivo nuovamente a Lavagna, in un periodo in cui l’Unione sta cercando fermamente la promozione in Serie D.

Si adatta anche a terzino e un suo gol nell’interminabile spareggio promozione (in quattro gare) con l’Alassio dà inizio il 24 giugno 1962 alla festa di un’intera città. Nel biennio della Serie D è l’unico della formazione titolare residente nella “Beiga”, dove è diventato popolare anche perché viene assunto come vigile urbano. Negli anni difficili successivi alla retrocessione diventa il capitano della pattuglia di giovani fatti crescere da Avvenente. Marcello Marinetti, uno di quei ragazzi, lo ricorda ancora con affetto: “Pattaro è stato un grandissimo: forse tecnicamente non eccelso, ma un marcatore grintoso che non guardava in faccia a nessuno. A noi dava l’esempio, trovava sempre il modo per non lasciare scappare l’avversario. Era molto riservato, avevamo grande rispetto per lui… e poi in settimana non volevamo avere spiacevoli inconvenienti in giro per la città….”.

Nel 1972-73 l’ultima impresa da calciatore: l’Unione è in cattive acque ed il nuovo allenatore Edilio Solari decide di collocare Pattaro, al rientro dopo i continui problemi al ginocchio, al centro della difesa. La mossa sortisce gli effetti sperati e la squadra vince lo scontro diretto di Pietra Ligure e raggiunge l’agognata salvezza. Nella stagione successiva comincia la sua attività di allenatore, ruolo che mantiene alla guida dell’Unione per tre campionati, in collaborazione con Aldo Zucchero (D.T.), conquistando il ritorno in Promozione nel 1975-76.

Dopo l’esonero del marzo 1977, chiude definitivamente con l’Unione, diventando tecnico del Moneglia, del Fontanabuona e dell’emergente Fossese ’78, esperienza questa che suscita vibrate proteste nei tifosi bianconeri, alcuni dei quali non tollerano il tradimento. A distanza di anni dalla sua morte avvenuta nel 2013, restano tuttavia nel ricordo la sua immagine di “hombre vertical” e le 326 partite che ne fanno al momento il secondo alfiere nella classifica presenze di tutti i tempi della Lavagnese.

Articolo, interviste e foto a cura di Gianluigi Raffo (si ringraziano per la collaborazione Francesco Pattaro e Marcello Marinetti)
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