Volava da un palo all’altro, spostando sempre in avanti l’asticella della parata impossibile, per la voglia di migliorarsi, ma anche per stupire divertendosi.
Sergio Guazzi, nato a Lavagna il 22 luglio 1935, crebbe nel vivaio dell’Unione e debuttò nel 1952 in Promozione, dopo aver vinto sedicenne il Campionato di Seconda Categoria con la neonata Fossese.
I senatori bianconeri (“Nanni” Raffo, Zucchero e Torta) lo imposero come successore di Rebora ed il ragazzo non tradì, sfoderando prove superlative. Un fugace passaggio alla Sammargheritese e poi il rientro a Lavagna, in una squadra che il pubblico adorava: “In difesa io, Giancarlo Mordini e Renato Mazzarello facevamo sessant’anni in tre…” racconta il portiere “ma poi c’erano gli estri di “Milietto” Podestà, Emilio Guidoni (che caratteraccio, il suo!) e Dario Torrini e le reti del romano Alivernini prima e dei fratelli Angeli dopo”.
Al coraggio nelle uscite e all’innato senso della posizione, abbinò l’intuitività sui tiri rasoterra e sui rigori: il tutto in un fisico compatto, irrobustito dalla passione per il canottaggio (partecipò al Palio delle Repubbliche Marinare). Ma Sergio, in largo anticipo sui tempi, sapeva giocare il pallone anche con i piedi, specie con il destro. Chiamato al servizio di leva a Firenze, si fece notare durante un match tra reclute dal presidente dello Stia e disputò una stagione con gli aretini come centravanti realizzando nove reti. Poi una stagione al Rapallo in IV Serie prima del ritorno nella “Beiga” (1958-59) con qualche presenza come ala destra e nel tabellino dei marcatori (suo il 2-0 alla Pegliese su rigore). Convocato più volte nella rappresentativa ligure di categoria, lasciò un buon ricordo di sé anche in Serie D nel Sestri Levante, dove chiuse la carriera.
Restò poi vicino alla Lavagnese con diversi incarichi: preparatore dei portieri (sotto le sue cure anche Vittorio Raffo), responsabile del settore giovanile e dirigente; passò ai figli la passione per il calcio. Il primogenito Marco collezionò qualche presenza come mediano dell’Unione tra il 1981 e il 1984, il secondogenito Luca fu portiere professionista (“era più completo e reattivo di me” precisa il padre), arrivando all’apice con la Coppa Italia disputata con il Genoa nel 1987-88. Qualche anno dopo l’infortunio patito per un’entrata di Rudi Völler, l’allenatore Wildon Torrini lo convinse a difendere i pali del suo Lavagna (1992) e a… rinnovare il legame della famiglia Guazzi con i colori bianconeri.
Articolo, interviste e foto a cura di Gianluigi Raffo
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