Gettare il cuore oltre l’ostacolo e lottare fino alla fine dell’ultima gara: da qui a maggio restano questi i “comandamenti” della Lavagnese per conquistare la salvezza, conscia che in passato sono spesso valsi al raggiungimento dell’obiettivo. Come accadde ad esempio nei primi Anni Sessanta, quando, al termine di epiche lotte, l’Unione assaporò il profumo della IV Serie, da poco ridenominata Serie D.
I fatti. Nel 1961 il campionato vinto al fotofinish sul Pontedecimo naufraga nello spareggio decisivo di fronte all’Albenga (primatista dell’altro girone di Prima Categoria Ligure). La delusione è grande perché il regolamento prevede una sola promozione in D, ma l’anno successivo l’undici bianconero ci riprova ed il pareggio nello scontro diretto della penultima giornata proprio con i granata della Valpolcevera consegna di fatto il pass per un nuovo spareggio, previsto in due atti contro l’Alassio, nella calura di giugno.
Nella prima gara a Ponente alla rete di Bistolfi di testa risponde immediatamente Scapparone, che con una sgroppata irresistibile si scrolla di dosso tre avversari e il portiere uscitogli incontro ed infila la palla in rete. L’impressione degli addetti ai lavori e dei tifosi tigullini, accorsi numerosi con due pullman, in treno e in auto, è che la Lavagnese possa avere la meglio nel ritorno, previsto al “Riboli” la domenica successiva (17 giugno).
Invece la paura e il nervosismo prendono il sopravvento, favorendo l’impostazione catenacciara degli ospiti gialloneri: finisce 0-0 e si rende necessaria la “bella” in campo neutro da decidersi. In barba all’equidistanza geografica, la Lega sceglie il “Faraggiana” di Albisola, mandando su tutte le furie il presidente Barbero e mister Sardelli, che deve tra l’altro rinunciare alla mezzala Campora. Si gioca di giovedì: molti supporters bianconeri giungono ugualmente nel savonese sperando nel miracolo. La partita assume i toni della battaglia (“come nel periodo eroico” scrive “Il Secolo XIX”), con rare trame di gioco ed un agonismo esasperato. Alla mezz’ora Pattaro ci mette del suo intercettando di mano una palla vagante in area: Minuto trasforma il rigore. Il dramma sembra nuovamente compiersi, anche perché nella ripresa il muro alassino tiene, ma una punizione di Guasco da quaranta metri trova Zenari fuori dai pali, pareggiando i conti in piena zona Cesarini! Si va ai supplementari che si chiudono all’insegna dell’equilibrio, con il 2-1 dell’Alassio rintuzzato dal gol di Bettocchi. I rigori non sono ancora previsti ed è chiaro che il doppio vantaggio sfumato e la tenacia bianconera abbiano lasciato il segno nel morale dei gialloneri, che si presentano alla seconda “bella” del “Pio XII” di Pegli (tre giorni dopo) con un’inedita maglia rossa e con diversi problemi, tra cui l’indagine della Lega per il tentativo di corruzione del terzino bianconero Cavina (poi archiviata). Mister Sardelli conferma l’undici di Albisola, una volta ricevuto il permesso della moglie di Carlo Merello a…. lasciare libero il giocatore dopo il matrimonio di mezzogiorno!
Le squadre scendono in campo con i seguenti schieramenti:
Lavagnese: Costa Gian., Cecconi, Tassi, Barale, Merello I, Conversi, Pattaro I., Bettocchi, Scapparone R., Guasco, Bacherotti. All. Sardelli.
Alassio: Zenari, Ferrari, Giovanelli, Cresci, Fogli, Lunetta, Grillo, Bith, Bistolfi, Ghiandi, Minuto. All. Campanelli.
Arbitro: Piumazzi (Vigevano).
La partita sembra ripetere il consueto clichè di nervoso equilibrio, ma al quarto d’ora Pattaro, su “spizzata” di testa di Scapparone, si erge da protagonista sorprendendo il portiere avversario con una conclusione maligna. L’Alassio, mai stato in svantaggio, accusa il colpo, accenna ad una reazione che si esaurisce però a fine primo tempo, agevolando il compito dell’Unione, che nella ripresa approfitta dei larghi spazi concessi dalla difesa alassina per mettere al sicuro la promozione (il 2-0 è di Bettocchi al 64’). E’ fatta: dopo 390 minuti di sofferenza, i vessilli bianconeri entrano sul terreno di gioco, anticipando i festeggiamenti nella “Beiga”.
Il titolo di Campione Ligure di Prima Categoria diede diritto a disputare gli ottavi di finale (contro il Chieri) della fase nazionale del Campionato Dilettanti, ma la dirigenza rinunciò, rompendo le righe della truppa bianconera a fine giugno. L’Alassio sarebbe poi stato ripescato nella Serie D 1962-63 a completamento degli organici.
Articolo, interviste e foto a cura di Gianluigi Raffo
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