«Questo rigore dovevo tirarlo io e mi sono presentato sul dischetto con tanta tranquillità anche se consapevole che l’esito del mio tiro avrebbe determinato il risultato di una stagione intera». Giacomo Avellino è il giocatore con più presenze nella storia della Lavagnese, è il capitano della squadra e, ieri pomeriggio, a pochi minuti dal termine del decisivo match contro il Borgaro Nobis, si è preso le sue responsabilità. «Il rigorista è, ovviamente, Simone Basso ma era stato sostituito – ricorda Avellino - Dalla panchina, è stato lui ad urlarmi di batterlo e cosi è stato». Palla in rete, Lavagnese salva con una giornata di anticipo. «Ci siamo tolti un grandissimo peso – ammette il capitano bianconero - Questa è la stagione del Centenario e dovevamo ottenere, per la società, quello che è diventato il nostro obiettivo. Tutti noi speravamo in qualcosa di più ma ogni campionato ha la sua storia». Questo per la Lavagnese, è stato davvero complicato con tanti infortuni e assenze nelle partite chiave. Ieri, per esempio, erano indisponibili il difensore Tos, il centrocampista Fonjock e l’attaccante Oneto, tre pedine fondamentali per Luca Tabbiani. «Solo io, mi sono rotto due volte il naso in questa stagione – ricorda Avellino. Tanti miei compagni sono stati frenati da infortuni, inoltre abbiamo spesso pagato a caro prezzo gli episodi e cosi siamo arrivati alla penultima giornata, in piena lotta per la salvezza». La pratica è stata chiusa. Nel primo tempo, ha segnato lo stesso Simone Basso. Sembrava fatta, invece all’83’ il Borgaro Nobis ha pareggiato. La salvezza è arrivata allo scadere con il rigore trasformato da Avellino all’89’. «In passato, più volte ho tirato rigori – dice il capitano - Lo avevo calciato anche a Cosenza, nello storico quarto di finale play-off del 2012, e avevo sbagliato». Ieri invece non ha sbagliato.Avellino ha messo la sua firma, da leader in campo e fuori qual'è, sulla salvezza della Lavagnese. «Ora è il momento di fare festa ma abbiamo ancora una partita da giocare in casa ed è giusto provarla a vincere per la società, per chi ci ha seguito tutto l’anno, per noi stessi». —
Da "Il Secolo XIX" di lunedì 29 aprile 2019
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